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Unione Europea giovani

Giovani, più fondi nel Bilancio UE 2018

I giovani e il Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato con 295 voti favorevoli, 154 contrari e 197 astenuti il Bilancio dell’Unione 2018. Il testo, dopo un ampio dibattito, è stato modificato per eliminare i tagli alle politiche per la “crescita ed occupazione”, in precedenza operate dal Consiglio. Quest’ultimo, nell’ultima bozza inviata ai parlamentari europei, aveva chiesto un taglio di 750 milioni di euro a tali politiche. La proposta non ha convinto gli europarlamentari, che hanno deciso di eliminare i tagli e trovare ulteriori risorse in favore dei giovani. In più, l’Iniziativa per l’occupazione giovanile ha ricevuto ulteriori 116,7 milioni di euro, raggiungendo la somma di 350 milioni.

La decisione è stata operata per contrastare gli ancora elevati tassi di disoccupazione degli Under 35 in tutto il territorio europeo, in particolare nei Paesi mediterranei come l’Italia.Altri programmi

Il Bilancio UE 2018 ha ulteriori risorse anche per Horizon 2020, a cui sono stati concessi altri 110 milioni di euro per rafforzare il settore della ricerca, per Erasmus+, che con 24 milioni di euro potrà migliorare l’istruzione e l’integrazione culturale continentale, e per COSME, le cui politiche in favore delle piccole e medie imprese beneficeranno di altri 15 milioni di euro.

Il nodo migrazione è stato anch’esso oggetto di riflessione, raggiungendo un aumento del budget per il 2018 di 80 milioni di euro. I maggiori fondi serviranno anche per azioni nei Paesi vicini orientali e meridionali come anche nei Balcani occidentali.

Agricoltura

Le modifiche hanno toccato anche il settore primario, dove sono state trovate ulteriori 34 milioni di euro per favorire l’occupazione dei giovani agricoltori. La decisione è maturata per contrastare in primo luogo l’emigrazione dalle aree rurali, private di risorse fondamentali. In parallelo si è cercato di favorire il ricambio generazione in agricoltura, vista l’età media avanzata degli agricoltori europei. Un ritorno al primario per un Unione più forte sulla produzione di beni alimentari.